Segregazione verticale e orizzontale
La segregazione verticale riguarda la concentrazione di uno dei generi in posizioni di vertice e comando nella gerarchia lavorativa, creando disparità di trattamento tra uomo e donna: i primi possono così accedere alle posizioni apicali, aumentando remunerazione e prestigio, mentre le donne risultano confinate in ruoli inferiori e senza possibilità di carriera ai vertici.
La figura del “soffitto di cristallo” rientra tra i casi più estremi di questo fenomeno, esemplificando così la totale preclusione di accesso di una professione ad una donna, che risulta completamente esclusa o confinata ad un livello gerarchico medio-basso.
La segregazione orizzontale, invece, consiste nella concentrazione di un genere in alcune specifiche categorie lavorative. Parlando di donne nel mondo del lavoro, ad esempio, ci si riferisce in questi termini a professioni denominate “femminili” perché tipicamente considerate come un’estensione delle caratteristiche riferite al genere, come la cura della persona e le professioni legate alla sfera emozionale. (Questo tema sarà oggetto di approfondimento in uno dei prossimi articoli di ispirazionerosa.it).
Il “soffitto di cristallo”
È una metafora utile a rappresentare le difficoltà che le donne incontrano (eccetto rari casi), nel raggiungere i ruoli di vertice, di controllo, responsabilità e potere, riservati storicamente agli uomini: come se un soffitto di cristallo invalicabile permettesse loro di vedere l’obiettivo (il ruolo di comando nel proprio ambito lavorativo) senza avere la possibilità di raggiungerlo.
In Italia il termine usato per indicare questo fenomeno è comparso nel 1993 nel rapporto CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), intitolato “Evoluzione delle organizzazioni del lavoro e percorsi emergenti per le donne”.
A partire dalla Costituzione Italiana, che all’articolo 37 sancisce la non discriminazione per età o sesso, tra uomini e donne in ambito lavorativo: «la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore […]»[1], sono numerosi gli interventi del Legislatore negli ultimi decenni atti ad agevolare l’equità di genere.
Purtroppo ancora molto resta da fare anche, e soprattutto, a livello culturale, in Italia, in Europa e in buona parte del mondo. Una chiara rappresentazione della situazione internazionale è espressa in questi grafici pubblicati sul sito di The Economist.
Un maggior rispetto per l’equità di genere si traduce in maggior benessere per tutti: sociale ed economico. A livello aziendale, ad esempio, la presenza femminile delle posizioni di comando ha effetti positivi sul profitto con guadagni in crescita, mentre le start-up a guida femminile pare abbiano maggiori probabilità di successo. Come sostiene il numero due di Facebook Sheryl Sandberg, tutto ciò perché “Men are more confident, women are more competent”.
E.B.
[1] Art. 37 Costituzione: «La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione famigliare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione».