Nella prefazione Renata Pisu ricorda alcune celebri frasi di Mao sulle donne: «tutto quello che gli uomini sanno fare lo sanno fare anche le donne. Invece, non tutto quello che sanno fare le donne lo sanno fare anche gli uomini» e ancora «le donne reggono la metà del cielo» sottolineando come in Occidente, negli anni settanta, queste espressioni facessero credere che in Cina la questione femminile fosse risolta, ma la realtà, come emerge da questo saggio, era ed è ancora molto diversa.
Xinran si pose una domanda fondamentale: quanto vale la vita di una donna in Cina? Una domanda che la portò ad affrontarne altre: qual è la filosofia delle donne cinesi? Cosa rende brava una donna? Che cosa è la felicità per una donna?
Questo saggio ci permette di fare un viaggio attraverso la Cina sia nel tempo che nello spazio, apprendendo storie di donne e di famiglie che hanno dovuto affrontare le più disparate difficoltà: violenze fisiche, matrimoni combinati e imposti, amori tragici, maternità, sessualità, femminilità, omosessualità, ma anche terremoti, arretratezza culturale data dall’isolamento geografico, povertà, persecuzioni politiche. Come dice la stessa Xinran, all’epoca del suo programma radiofonico, scrivere un libro del genere in Cina per lei sarebbe stato impensabile e pericoloso, rischiando anche l’arresto e il carcere.
Così l’autrice scrive nel saggio della condizione femminile cinese:
«Dopo la scomparsa delle società matriarcali dell’antichità, la posizione della donna cinese è sempre stata al gradino più basso, classificata come oggetto, come parte del patrimonio, spartita con il cibo, gli attrezzi e le armi. Solo più tardi le fu concesso di fare capolino nel mondo maschile, dove poteva però esistere soltanto ai piedi di un uomo, totalmente in balia della sua bontà o malvagità. […] La Cina ha una storia lunghissima, ma è da pochissimo tempo che alle donne è stata concessa l’opportunità di vivere la loro vita e che gli uomini hanno cominciato a conoscerle. Negli anni trenta quando in Occidente le donne reclamavano già l’uguaglianza dei sessi, in Cina stavano appena iniziando a sfidare una società dominata dal maschio, rifiutando il bendaggio dei piedi e un matrimonio scelto per loro dalle generazioni più vecchie».
Ai tempi della rivoluzione culturale, la condizione femminile era tale per cui, ad esempio, le donne che avessero l’ardire di indossare vestiti provenienti dall’estero (non necessariamente occidentali) o che tenessero abitudini straniere erano obbligate a sfilare per le strade affinché la gente potesse schernirle e umiliarle pubblicamente come punizione per il loro “crimine”, e questa si può considerare come una delle situazioni meno difficili affrontate dalle donne dell’epoca e raccontate in questo libro.
La metà dimenticata è un saggio imperdibile, a mio avviso, per chi volesse approfondire la conoscenza di un paese antico e complesso, scoprire alcune sfaccettature della sua storia e approfondire la condizione femminile in una Cina che ancora oggi lotta per trovare un equilibrio. Girando per una grande città come Pechino, un semplice turista non ha modo di comprendere la situazione femminile attuale; benché adesso si vedano moltissime coppie di giovani innamorati a spasso per la città, dove si è instaurata persino l’abitudine per i ragazzi di portare la borsetta della propria compagna come gesto d’affetto, non si riesce facilmente a scalfire la superficie e addentrarsi nella comprensione dei valori e del processo di crescita che affrontano oggi le giovani ragazze cinesi. È una nazione in cui le credenze tramandate di generazione in generazione sono ancora molto radicate, come ad esempio per le ragazze quella di non potersi lavare i capelli, fare il bagno o mangiare anche solo un semplice gelato nel periodo delle mestruazioni. Forse tutto è ancora da ricercarsi in una scarsa informazione sulla sessualità, che non supera il tabù della vergogna sentita per certi argomenti, ma lascia le giovani donne in balia di errate credenze e non dette verità. Inoltre, l’abisso culturale tra chi vive nelle città e gli abitanti delle campagne, ancora troppo spesso abbandonati a se stessi e privi di un adeguato accesso all’istruzione, rende in questi luoghi la condizione femminile estremamente complessa: i rapimenti dei bambini sono una realtà tragicamente diffusa in Cina (diretta conseguenza della “politica del figlio unico” che oggi è causa di un enorme squilibrio numerico tra uomini e donne), spesso le femmine vengono rivendute nei mercati neri come mogli o come schiave, con l’unica speranza di riuscire un giorno a fuggire e ritrovare la famiglia di origine, sempre che il loro rapimento avvenga in età tale da poterne avere memoria. Ma la Cina è una nazione dalle enormi potenzialità, dove è per tutti famosa la storia della loro prima Top Gun delle forze armate e della sua tragica fine; ma anche dove solo l’anno scorso sono avvenuti gli arresti di alcune rappresentanti di un movimento femminista che iniziava a far sentire troppo la propria voce; un paese dalla storia millenaria alla continua ricerca dell’equilibrio.
La metà dimenticata di Xinran è un saggio sulle donne e la storia della Cina da non perdere.
La metà dimenticata – vita segreta delle donne nella Cina di oggi, Xinran, 2006, Sperling & Kupfer Ed., € 16,00 – € 9,20
E.B.